lunedì 27 ottobre 2008

Il Murgese: un cavallo "dimenticato"


E' senza dubbio il più tipico rappresentante delle razze mesomorfe ed il migliore susperstite della rinomata produzione italiana ed è il risultato d'intelligenti incroci tra frattrici autoctone,note all'epoca romana, e stalloni andalusi ed orientali importati dai migliori centri d'allevamento di Spagna ed Arabia. Sicuramente alla formazione della razza contribuì anche il sangue degli stalloni Corsiero Napolitani ed in minima parte di stalloni "portanti" largamente impiegati nel Regno di Napoli. Sino al 1800 - inizio '900, la razza, diffusa soprattutto nell'area delle Murge ed in parte lungo l'arco Jonico, veniva impiegata prevalentemente per la produzione mulattiera, oltre che in servizi agricoli. In questo periodo si presentava sotto due tipi: il primo alto circa mt. 1,60, solido e pesante che richiamava alcuni caratteri del Berbero-Andaluso; il secondo, di mole più ridotta - mt. 1,50 di altezza, ma con circonferenza ampia e stinchi apparentemente esili - ricordava gran parte la costituzione del cavallo d'Asia ed Arabo. Iniziò allora un attento lavoro di selezione finalizzato a fissare stabilmente alcuni caratteri morfologici e funzionali come il mantello morello semplice, struttura solida e robusta con diametri trasversali ampi, carattere forte. Lavoro che nel giro di pochi anni grazie soprattutto all'egida dell'allora Deposito stalloni di Foggia si giunse alla produzione di soggetti dotati di buoni diametri, tronco profondo e vicino a terra, arti brevi con pastorale corta. D'altro canto la società rurale e le mire del Regime di allora, esigevano quel tipo di cavallo da impiegare nei servizi agricoli e militari direttamente o attraverso la produzione mulattiera utilizzando la razza asinina di Martina Franca. Intorno agli anni novanta fu dato corso ad un miglioramento e selzione, basato su criteri diversi rispetto a quelli dei decenni precedenti. Siamo all'inizio di un moderno ed impegnativo percorso tecnico e culturale dell'ippicoltura meridionale che ha come meta quella di elevare il cavallo Murgese a razza nazionale con un proprio "Libro Genealogico" in luogo del Registro Anagrafico e non solo. Si parte dalla razze intesa come popolazione costituita da individui che presentano un complesso di caratteri morfologici , funzionali e fisiologici simili e trasmissibili. Un lavoro appassionante ed incoraggiante intrapeso col contributo tecnico dell'Istituto Incremento Ippico di Foggia, ma soprattutto con l'apporto di idee e di lavoro degli allevatori piccoli e grandi (Massari) e dei giovani amatoriali che ha come presupposto tecnico-scientifico quelo che la razza del Murgese, come tutte le altre razze, non è un'entità statica, ma un processo in continua evoluzione, il cui miglioramento va finalizzato a precisi obiettivi. D'altronde il lungo percosro compiaciuto ed i risultati conseguiti nel corso di un secolo di slezione, sono la tangibile dimostrazione della intrinseca flessibilità del cavallo Murgese a rispondere alle esigenze dei tempi senza cancellare o sminuire i risultati della plasmazione della natura attraverso mezzo millennio. Ed ecco che il nobile cavallo delle Murge si presenta distinto ed imponente al tempo stesso, armonioso nelle forme come gli antenati andalusi, vivace come il Berbero Africano come l'Arabo o il Cavallo d'Asia, con il carattere forte, ma pieghevole, sincero e determinato come i Corsieri Napoletani, resistente alle fatiche, al freddo, alle aride stagioni, ai luoghi impervi come i lontani genitori dell'Epoca Romana. Sembra essere la felice sintesi fra la selezione naturale e quella programmata dall'uomo estrinsecantesi, fra l'altro, in rusticità, fondo e resitenza alle malattie. Pur tuttavia è necessario andare avanti nel miglioramento genetico perchè ciò che è essenziale per la razza "non è solo il suo stato in atto, ma il suo divenire". Certo, non è facile abbandonare vecchie concezioni e superati criteri di selezione, ma scrutare nuovi orizzonti, è possibile per andare ancora avanti nel miglioramento di medio e lungo periodo, ipotizzando alcune modichiche allo standard di razza, partendo dall'idea di potenziare e verificare le capacità attidudinali e la versatilità di impiego nel settore sportivo, dello spettacolo, dell'ippoterapia e di alcuni servizi di utilità pubblica, anche attraverso la selezione alle attitudini. In quest'ottica diviene impororgabile la scelta di dare inizio ad un nuovo indirizzo allevatoriale basato sul binomio tecninco-commerciale "produzione-prodotto finito" con il contributo che una nuova e moderna associazione della razza del cavallo delle Murge una vera Associazione Nazionale delle Murge giuridicamente riconosciuta e autorevolmente operante sull'intero territorio nazionale e pariteticamente rappresentate dalle associazioni periferiche e regionali. Altre vie ci sembrano senza sbocco e tortuose per gli allevatori e le comuntà interessate a proiettare il nobile equino nel terzo millennio come razza che porta con se il meglio di un tempo che fu e i pregi del divenire. Si può ben dire quindi che nel corso di tanti anni è stato fatto tanto lavoro, per elevare la razza, così come si può dire con un pò di orgoglio, che gli allevatori e gli appassionati del Murgese hanno saputo confrontarsi con le tendeneze dell'ippicoltura Nazionale riscuotendo successi incoraggianti. Ma all'inizio del terzo millennio con lo stesso orgoglio, e soprattutto con il rinnovato impegno, occorre guardare più in là dei confini territoriali e misurarsi con le tendenze europee ed internazionali attraverso un "Progetto Nazionale del Cavallo delle Murge" per la cui realizzazione necessita il contributo unitario ed univoco degli allevatori , delle Istituzioni cenrtali e periferiche, delle strutture Associative e del mondo scientifico e culturale.
Prof. Francesco Mario Malvasi

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